Ben presto la politica italiana sbatterà il muso con il più terrificante debito pubblico del mondo e sarà chiaro che soluzione alla crisi italiana non passa per Roma, ma per l’indipendenza del Veneto.
Ogni tot mesi gli illeggibili giornali italiani ripetono ritornelli drammatici cambiando solo qualche parola chiave. Oggi è la paura degli effetti del referendum costituzionale del 4 dicembre a tener banco. A gennaio forse qualcuno ricorderà il panico per i crediti deteriorati delle banche. Qualche tempo fa c’era la disoccupazione e prima ancora la spesa pensionistica e l’art. 18. Tra un po’ sarà l’ora della produttività, il male che incarna tutti i mali. Prima però si dovrà passare la crisi politica post-referendum (Renzi bis? Governo tecnico Padoan? Altro governo Monti-style? Poco cambierà in ogni caso), forse le elezioni politiche anticipate nel 2017 con qualche straccio di legge elettorale che esorcizzi lo scenario di un governo grillino (il vero scopo del governicchio che seguirà la vittoria del no nel referendum) e sicuramente la fine annunciata degli esorcismi monetari di Draghi che in questi ultimi anni tra bazooka e QE ha saputo distrarre il mondo intero dal vero dramma italiano, il suo debito pubblico che cresce a dismisura mentre l’economia tracolla, o al massimo stagna.
Sarà a quel punto che probabilmente il muro della realtà si porrà di fronte alle teste vuote della politica italiana? Se ciò dovesse essere, la preoccupazione maggiore è che avverrà proprio dopo una possibile vittoria elettorale dei 5 Stelle ad aprile-maggio 2017, ovvero nel momento migliore per il resto della casta politica italiana per trovare gli utili idioti da incolpare come capro espiatorio di una politica delinquenziale condotta da mezzo secolo a questa parte da tutti i leader (o forse sarebbe meglio dire lader) e da tutti i partiti politici (o forse sarebbe meglio dire cosche mafiose) che si sono succeduti al governo in forma sparsa e ad alleanze miste.
Se ciò fosse, probabilmente dopo qualche semestre si porranno le condizioni per perpetuare l’eterna irresponsabilità della casta politica italiana che potrà ricominciare a spendere e spandere, aumentando le tasse e distruggendo qualsiasi parvenza di crescita economica, condannando al sottosviluppo intere generazioni.
Lo scopo naturale di qualsiasi governo italiano è in realtà di spremere al massimo i contribuenti del nord, in particolare veneti e lombardi, per finanziare politiche clientelari che abbattono il potenziale competitivo del Paese. Da tempo ormai si è superato il punto di non ritorno che permetta di riformare il sistema creando meccanismi virtuosi di maggiore responsabilità finanziaria territoriale e ogni proposta in tal senso si è tradotta in ancora maggiore spesa pubblica. Questo è stato il risultato infatti della pseudo-riforma di federalismo amministrativo, che ha contribuito a fare schizzare in alto il debito pubblico, tanto che oggi addirittura la stessa parte politica che ha approvato tale riforma vuole cancellarla con un nuovo centralismo dispotico in caso di vittoria dei sì nel prossimo referendum.
Tutte le strade di uscita come si può vedere sono bloccate.
A parte una. Quella che non passa per Roma, ovvero la piena indipendenza del Veneto e di tutte le regioni che vorranno prendersi in mano la responsabilità storica del proprio destino. Chi resterà attaccato al carrozzone italico sarà trascinato nei gorghi della disperazione e della misera. Chi avrà la forza e il coraggio di conquistare la propria libertà avrà in mano tutte le carte per perseguire la felicità propria e delle generazioni future.
Chi fa da sé, fa per tre.
Gianluca Busato
Veneto Sì / Plebiscito.eu