I VENETI RISPONDANO ALLA DOMANDA: VENETO SI O VENETO NO?

In un quadro generale sempre più turbolento, il Veneto deve saper scegliere l’unica prospettiva concreta di benessere per il proprio futuro

VENETO-SI-NOSi apre una settimana cruciale per l’equilibrio finanziario europeo nel medio termine, dopo il terremoto innescato dalla Banca Centrale Svizzera di giovedì scorso che ha visto emergere un franco svizzero forte sganciato dall’euro. Giovedì 22 gennaio prossimo la Banca Centrale Europea si appresta a varare un intervento di 550 miliardi di euro (secondo Bloomberg) con un programma di acquisto di titoli pubblici, con particolari condizioni che farebbero ricadere sulle singole banche centrali le responsabilità per i titoli pubblici di ogni paese. Se ciò fosse confermato, bankitalia e i tartassati cittadini dello stivale continueranno ad essere responsabili del debito pubblico italiano, in quanto i tedeschi – giustamente – non vogliono saperne di pagare i debiti fatti dai politici italiani.
Domenica 25 gennaio si tengono inoltre le elezioni in Grecia, dove pare favorita la sinistra radicale di Tsipras, che pare intenzionata a chiedere una ricontrattazione alla UE del debito pubblico greco. La risposta tedesca potrebbe anche essere – secondo quanto affermato da indiscrezioni pubblicate da Der Spiegel, smentite poi dal governo di Berlino – di indicare alla Grecia la porta di uscita dall’euro, dando vita al cosiddetto scenario GREXIT. La realtà è che risulta sempre più difficile per un’Europa politicamente e fiscalmente inesistente affrontare il mare sempre più turbolento dello scenario globale, ora anche sul fronte energetico-petrolifero, con la sfida tra l’Opec e i produttori USA di shale-oil che paiono messi alle corde dal prezzo sempre più basso del petrolio che diminuisce i loro margini in modo strutturalmente insostenibile.
In mezzo a tale bailamme il Veneto è caratterizzato invece dal vuoto cosmico dei propri attuali contendenti, da Zaia alla Moretti, tutti impegnati a contendersi la bandiera della battaglia di retroguardia dell’autonomia del Veneto. Autonomia che tutti noi sappiamo essere impossibile da ottenere per la nostra regione, in quanto serve il voto favorevole di 700 parlamentari su 1000, compresi quelli delle regioni assistite con la rapina fiscale del Veneto. Questi signori si impegnano nella consueta recita del teatrino politico italiano di serie B, e ormai prossimo alla serie C (almeno a giudicare dal giudizio delle agenzie di rating sul sistema-paese), tra una destra impresentabile e una sinistra inqualificabile, mentre emerge l’unico grande incontrovertibile tema delle prossime elezioni regionali: VENETO SI oppure VENETO NO?
La risposta dovrebbe essere ovvia per tutti: se i tedeschi difendono i loro legittimi interessi di pagatori di tasse, anche i veneti hanno tutto il diritto – e anche il sacrosanto dovere – di farlo. Non ha più senso tergiversare mentre monta il dramma socio-economico che porta sempre più famiglie ed imprese venete ai margini e oltre la barriera della sostenibilità economica.
Chi teme una strategia (da sempre favorita dalla lega di poltrona) che veda emergere un frastagliamento della cosiddetta galassia venetista sappia che tale rischio verrà meno dopo l’elezione del Parlamento Provvisorio della Repubblica Veneta, che si terrà dal 15 al 20 marzo prossimi (per votare bisogna procurarsi il codice di voto a partire dal 15 febbraio registrandosi da www.plebiscito.eu). Le prime elezioni politiche nel segno dell’INDIPENDENZA del VENETO daranno vita a una nuova entità politica legittima che inizierà ad esercitare il potere legislativo in terra veneta, unitamente al Governo Provvisorio che contestualmente si insedierà, che eserciterà invece il potere esecutivo della Repubblica Veneta, in aperta concorrenza istituzionale con le istituzioni dello stato italiano, delegittimate dalla dichiarazione di indipendenza del Veneto di Treviso del 21 marzo 2014. Ciò farà pulizia anche dei mestieranti della politica e delle mezze figure che torneranno ad essere pulviscolo nel nulla cosmico che rappresentano.
In un quadro generale sempre più turbolento, con un’area euro sempre più instabile, il Veneto deve saper scegliere l’unica prospettiva concreta di benessere per il proprio futuro
Il Veneto ha l’occasione in queste settimane e in questi mesi di restare agganciato all’Europa virtuosa, se saprà rispondere correttamente alla domanda VENETO SI oppure VENETO NO?
Se risponderà VENETO SI, dando il pieno mandato a chi ha saputo imporre il Dossier Veneto all’attenzione del mondo, per attuarne la sua piena indipendenza, il Veneto potrà restare agganciato all’Europa sana e dare forma concreta al piano strategico che vede in Venezia il baricentro di un nuovo equilibrio geopolitico, come emerso dalle indicazioni dell’ultimo forum APEC tenutosi a Pechino nel novembre scorso, alla presenza dei leader del 58% del Pil mondiale (compresi USA, Russia e Cina).
Se risponderà VENETO NO, scegliendo la destra o la sinistra italiane, allora scivolerà verso l’Africa e non potrà che continuare a lavorare giorno e notte per mantenere gli agi di parassiti che a tutto pensano fuorché di rinunciarvi, sperando che nel frattempo succeda qualcosa di miracoloso, continuando a dare stupidamente fiducia a chi ha già fallito per 25 anni e oltre.
Quando ti trovi di fronte a un quasi cadavere, com’è lo stato italiano, le medicine convenzionali non servono a nulla, se non ad accompagnarlo verso la morte certa.
L’unica possibilità è data da una terapia intelligente e di buon senso, come l’indipendenza del Veneto.

L’unico voto utile allora è rispondere VENETO SI. Il resto è tempo perso mentre l’ammalato si aggrava perdendo anche la residua speranza.

Gianluca Busato
Segretario – VENETO SI

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