LA SFIDA INTELLETTUALE E FILOSOFICA POSTA ALL’OCCIDENTE DAI RIVOLUZIONARI ISLAMICI

matiteL’ideologia rivoluzionaria islamica pone all’Occidente e al mondo intero una complessa sfida intellettuale e filosofica. Essa va raccolta attraverso una risposta adeguata che si ponga sullo stesso piano, intellettuale e filosofico, come concludeva un articolo illuminato e attualissimo di diversi anni fa di Carlo Pizzati, e va vinta raggiungendo un livello superiore nello stadio della conoscenza e della responsabilità umana.

Gli atti simbolici che hanno scosso le coscienze uniscono ora i continenti che si affacciano sull’Atlantico.

L’unione è data dalla paura e dall’incertezza che l’epoca del terrore islamico dopo l’11 settembre 2001 e il 7 gennaio 2014 ha saputo portare dagli Stati Uniti d’America all’Europa.

La paura oltreché dalla violenza e dal terrore, nasce dall’incomprensione dell’atto di guerra che l’ideologia rivoluzionaria islamica muove contro l’Occidente.

E come in una qualsiasi sfida, se l’azione del tuo avversario è di livello superiore ed è ben condotta negli elementi fondamentali, c’è il forte rischio che porti alla tua sconfitta, o quantomeno ad una pesante situazione di ribaltamento degli equilibri. La ragione vera di una risposta filosofica sta proprio nel determinare l’esito finale della “guerra” in corso contro l’Europa e l’Occidente, perché anche se noi non la vogliamo combattere, o riconoscere, qualcuno la sta ben muovendo contro di noi.

L’odio dimostrato nei confronti dei vignettisti di Charlie Hebdo era l’odio verso chi aveva saputo cogliere la gravità intellettuale della sfida e rispondeva sminuendoli con una risata, mentre la distruzione delle Twin Tower rappresentava il tentativo di eliminare la prospettiva quasi divina che esse conferivano alla tecnologia americana agli occhi dei rivoluzionari islamici.

Sono simbologie che associano a ruoli invertiti la loro azione all’azione dei crociati. Anche il fattore economico e di gratificazione materiale dei combattenti islamici dell’Isis rivelano un parallelo illuminante con alcuni aspetti motivazionali importanti delle avanguardie rivoluzionarie cristiane di allora, attirate anche dalla materialità, oltreché dagli ideali.

Tornando al presente, oggi l’europeo capisce intimamente la portata della sfida che ieri era già stato portata all’americano. Questa è la partita in gioco.

Lo capisce perché in termini di comunicazione il nostro avversario ha saputo giocare con maestria la carta della paura. E la paura ha scosso l’Europa, così come ieri aveva scosso gli Stati Uniti d’America.

Il problema sta tutto nei rapporti e nella dialettica tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e la natura, tra la chiesa e lo stato, tra l’uomo fisico e spirituale.

Il rivoluzionario islamico vuole distruggere la libertà individuale, che è il segreto della distinzione tra chiesa e stato, tra razionalità e spiritualità.

Il sogno di Sayyid Qutb di un mondo ideale, dove l’uomo sia libero dal dispotismo della legge di altri uomini, affrancato dalla legge divina del Corano guida i rivoluzionari islamici, mentre in Occidente non esiste un afflato rivoluzionario di portata simile. L’attacco a Parigi è l’attacco dell’islam rivoluzionario agli ideali della rivoluzione francese, così come l’attacco a New York era l’attacco ai valori della rivoluzione americana. Le società odierne americana ed europea sono però ben lontane dal “movimento ideale” che aveva animato le loro epoche rivoluzionarie.

La sfida dialettica va spostata allora dal piano attuale Califfato-Stato Occidentale, che sono entrambi finti enti detentori di sovranità, alla dialettica tra l’uomo schiavo di un Dio manipolato ad arte e l’uomo detentore della sovranità individuale che esercita tramite il libero arbitrio. Diversamente delegheremo a un Dio inferiore, un Dio in Terra, il leader politico, o la guida rivoluzionaria manipolatrice, compresa la guida religiosa, la sorte del nostro destino.

La miseria morale dell’uomo contemporaneo si risolve sostituendo la “fede arrogante nel potere della ragione umana” con l’autoconsapevolezza dei limiti della stessa ragione. Essa è frutto di un profondo esercizio razionale e spirituale.

Così come, ad esempio, nella meccanica quantistica il principio di indeterminazione di Heisenberg stabilisce i limiti nella conoscenza, o nella determinazione, dei valori che coppie fisiche coniugate assumono contemporaneamente in un sistema fisico, nel corso di una vita consapevole e di un esercizio interiore spinto ai limiti dell’esperienza umana, l’uomo esce rigenerato dalla sua comprensione intima spirituale e non razionale della propria vera natura. Non è un esercizio ascetico di durata indeterminato, ma è un naturale ritrovarsi con sé stessi, che in un movimento meno drammatico avviene con periodicità frequente, ad esempio, con il riposo settimanale della domenica. È il letargo della ragione che la fa apprezzare come nostra compagna più fedele nelle scelte quotidiane.

Il caos apparente che caratterizza il mondo occidentale, e non solo, è il frutto delle leggi naturali probabilistiche e statistiche che regolano l’essenza stessa della natura e della vita. Lo scarso intuito statistico degli uomini, scoperto da Kahneman, spiega l’inquietudine che proviamo di fronte a fenomeni che sono semplicemente statisticamente naturali.

Il libero arbitrio individuale, il motore primo della libertà di espressione attaccata dai rivoluzionari islamici, è il frutto della naturale dialettica tra il più veloce sistema cognitivo intuitivo automatico e il più lento sistema cognitivo razionale di ogni uomo. Il rapporto con Dio non viene cambiato, in quanto il movimento è di tipo interiore all’uomo stesso: esso riguarda il rapporto dell’uomo con sé stesso, al punto che quando condotto con esecizio profondo ci libera dalle finzioni, dai mascheramenti e dalle illusioni.

Solo a quel punto, secondo Kierkegaard, ad esempio, l’individuo si mostra a Dio e a se stesso nella sua vera individualità, completando il passaggio dalla vita estetica, a quella religiosa, passando per quella etica.

Il passaggio a stadi più autoconsapevoli di vita umana rappresenta il frutto delle scelte che facciamo, in piena libertà.

Giunto al massimo grado di autoconsapevolezza, l’uomo esce dall’ascetismo e dalla fase riflessiva e scatta, come una molla compressa e rilasciata, verso l’azione. Il movimento permette di raggiungere a chi lo fa il massimo grado di autorealizzazione umana nella scala di Maslow, dando vita alla gioia e alla serenità più grande che un uomo possa provare.

Solo una piccola parte di uomini consapevoli è in grado di mettere in atto un esercizio così profondo e a dare vita alle mille matite amorevoli che nascono dalle matite spezzate dall’odio e dalla violenza dei rivoluzionari islamici. Costoro danno vita a un movimento antropocratico, ovvero che esercita un potere naturale che gli uomini autoconsapevoli attuano, grazie alla delega di sovranità individuale che gli altri uomini effettuano inconsciamente affidando i loro destini alle scelte dei primi. I movimenti antropocratici moderni rappresentano i nuovi “ordini cavallereschi” che sconfiggeranno le avanguardie rivoluzionarie islamiche, difendendo la libertà così come Venezia seppe guidare vittoriosamente la reazione dell’Europa nella Battaglia di Lepanto.

La sfida tra la sovranità del Califfato rivoluzionario islamico e la sovranità degli stati multinazionali europei sarà alla fine vinta quindi dall’emergere della sovranità individuale, dando vita a un nuovo equilibrio dinamico e globale dei poteri sulla stessa basato.

Oggi, nel mondo occidentale, i movimenti antropocratici più forti sono rappresentati politicamente dalle élite politiche indipendentiste più preparate, che grazie al processo di allargamento interno dell’Unione Europea consentiranno, ad esempio, all’Europa politica di sopravvivere alla sconfitta storica dei grandi stati occidentali ottocenteschi che avevano mascherato il furto delle risorse dei produttori come esercizio di una sovranità che semplicemente non è loro, ma è delegata dagli individui, che ne sono gli unici detentori.

La moderna rivoluzione dei produttori, gli uomini più liberi d’Occidente, vedrà il proprio successo dalla capacità che questi avranno di imparare ad usare con sapienza i sottili fili del potere, in salsa moderna.

Gianluca Busato
Segretario – Veneto Sì

3 comments on «LA SFIDA INTELLETTUALE E FILOSOFICA POSTA ALL’OCCIDENTE DAI RIVOLUZIONARI ISLAMICI»

  1. caterina ha detto:

    nella tragedia di sangue una grande risata… ottantamila uomini che non trovano due stragisti che hanno dimenticato in macchina la carta d’identità… una Francia ubriaca che alleva ragazzi persi e strumenti di fanatismi alieni.
    Domani rileggerò l’articolo qui sopra, complesso, da meditare…
    Per ora sono contenta di essere veneta, nel mio Veneto, in una società pregnante e custode di valori in cui l’uomo si sente al centro, ancora consapevole e vigile, nemica di ogni esasperazione.
    La tragedia di Parigi ci fa riflettere… un mondo così lo vorremmo evitare, lavoriamo per questo…

    1. Michele ha detto:

      Brava , lavoriamo so , fuori con I extracomunitari …..

  2. pax ha detto:

    Uno scritto di grande spessore culturale e ideale. Grazie.

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