La presenza di movimenti e gruppi indipendentisti veneti a sinistra è una buona notizia che ci permetterà di abbattere barriere e pregiudizi di una parte che ci è sempre stata avversa
Fioccano le polemiche per la presenza il 25 aprile in piazza San Marco di esponenti dei centri sociali veneti contraddistinti da un vessillo che non poteva passare inosservato: la bandiera di San Marco, con il Leone alato che indossa un passamontagna nero.
Dalle pagine facebook del centro sociale Morion raccontano quale sia la storia del Gonfalone col passamontagna e dobbiamo dire che un proprio fascino ce l’ha, anche con qualche tratto di leggenda che ci fa nutrire qualche dubbio sulla sua veridicità. Secondo tale ricostruzione il segno con il pennarello nero viene nientemeno che dal “Subcomandante Marcos”, che scarabocchiando la bandiera di San Marco con un pennarello avrebbe esclamato “Asì es San Marcos!”.
Continuano quindi i ragazzi del Morion, nello spiegare il simbolo veneto così personalizzato: “quel passamontagna a coprire il volto del Leone è per noi il simbolo di un percorso che significa autonomia, autogoverno, territorio libero e allo stesso tempo accogliente, capace di riconoscere ricchezza nella diversità. E’ per noi il simbolo di chi non vede nel più debole una minaccia ma un alleato, di chi sa bene dove mirare quando rivendica dignità e diritti, di chi non si arrende a vedere la propria terra devastata in cambio di un tozzo di pane. Di chi lotta e gioisce della propria forza, di chi è libero e gioisce della propria libertà”.
Sinceramente non riusciamo a dispiacerci di ciò. Così come non siamo riusciti a dispiacerci nel vedere un’altra versione del Gonfalone, personalizzata con le frange arcobaleno in versione LGBT.
Riteniamo anzi un segnale molto positivo che l’idea del Veneto indipendente e aperto al mondo si faccia strada in ambiti sociali finora inediti: tali simboli a nostro avviso non devono essere intesi come un sacrilegio, bensì come ambito della libera espressione veneta nel quale finalmente sia possibile abbattere le barriere nazionaliste italianiste e i pregiudizi in una parte che ci è sempre stata contraria.
Vediamo inoltre con estremo favore l’arricchimento del quadro politico e ideale di movimenti e gruppi che si riconoscono in un comune ideale di libertà e autogoverno. Per molti aspetti noi stessi condividiamo di più i loro principi e le loro aperture in tema di diritti umani e civili rispetto alle chiusure antistoriche di molti conservatori che pure si riconoscono nell’indipendenza del Veneto.
Certo, ci differenziano in modo importante le considerazioni in ambito socio-economico e sul principio di inviolabilità della proprietà privata, che per noi rappresenta un aspetto fondamentale della libertà individuale e fondante dello stesso diritto di autodeterminazione dei popoli.
In conclusione, lavorando sugli aspetti che ci uniscono, a nostro avviso può nascere qualcosa di buono.
Veneto Sì / Plebiscito.eu
Independence first. L’aver preso da parte di “plebiscito.eu” una strada global-capital-finanziarista gli ha alienato una importante fetta del consenso ricevuto nel ’14. Per ora ci si deve concentrare sulla lotta per l’indipendenza, tutti uniti. Sul governo dell’economia ci si confronterà dopo. Non mettete il carro davanti ai buoi.
Forse non si è capito bene. La strada individuata non è un “prendere parte”, ma l’unica possibilità concreta di ottenere l’indipendenza. Ogni altra proposta è una riproposizione della quasi trentennale presa in giro leghista e venetista, che sfocia in perdite di tempo inutili e controproducenti, tipo il sondaggio sull’autonomia. O si prende coscienza che per ottenere obiettivi si deve acquisire forza e che questa in termini moderni deriva da economia e tecnologia, oppure ci si autoinganna.