La conseguenza peggiore è che perderemo tempo prezioso per ottenere l’indipendenza e per affrontare la prossima terribile ondata di crisi sistemica che presto travolgerà lo stato italiano
Chiariamo bene i termini. Quello del 22 ottobre 2017 non è un referendum, bensì un sondaggio (inutile) sull’autonomia del Veneto e una colossale presa in giro, come da quasi trentennale tradizione della lega.
Inoltre va detto che questo sondaggio ha lo scopo principale di campagna elettorale anticipata per la lega e quello secondario di rafforzare il sempre più odiato partito unico della spesa pubblica (lega+fi+pd+m5s) che così facendo si finge paladino dei veneti.
Tale consultazione è pertanto un semplice e costoso sondaggio, in quanto un referendum ha le caratteristiche di una decisione insita nel quesito stesso, cosa che in questo caso non avviene, in quanto i cittadini non decidono nulla, data la genericità del quesito e l’assenza di ogni riferimento quantomeno alla leva fiscale, primo elemento di un’autonomia reale.
Semplicemente i veneti sono chiamati a un esercizio pleonastico che avalla una situazione che di fatto è già costituzionalmente presente all’art. 116 della costituzione e che con il consenso travolgente delle ultime elezioni regionali il governatore leghista avrebbe potuto attuare senza spendere i nostri soldi inutilmente.
A chi dice inoltre che l’autonomia è un primo passo verso l’indipendenza va risposto che forse potrebbe anche essere vero, ma che i veneti il 22 ottobre non decideranno in merito a nessuna autonomia reale.
Non ci sarà alcun dubbio nemmeno sui risultati: chiedere ai veneti se sono favorevoli a maggiori forme di autonomia, è come chiedere se a loro piace il sesso.
Dopo l’ovvia vittoria travolgente del Sì, inizieranno le trattative stato-regione e se queste dovessero sfociare in una qualche modifica del quadro normativo attuale, andrebbe approvata una legge in parlamento. Se tale legge rientra nel quadro costituzionale attuale, secondo il dettato dell’art. 116 e 117 e compatibilmente con quanto previsto dall’art. 119 della costituzione stessa basterà (si fa per dire) la maggioranza semplice. Se invece si dovesse andare oltre (ipotesi ovviamente ancora più improbabile), sarebbe necessaria una legge di riforma costituzionale, con l’approvazione di almeno il 66,7 del Parlamento, oppure della maggioranza del voto parlamentare unita alla maggioranza assoluta di un referendum costituzionale approvativo (per capirci, lo stesso meccanismo che ha travolto la carriera politica di Renzi lo scorso 4 dicembre).
In pratica, è più facile vincere alla lotteria di capodanno che non ottenere qualche reale forma di autonomia in seguito al sondaggio del 22 ottobre che ai veneti costerà 14 milioni di euro.
Se poi pensiamo che la lega ha anche avuto la geniale pensata di tenerlo assieme a quello della Lombardia, per dipingere per bene di verde l’iniziativa, si comprende bene di quale colossale presa in giro stiamo parlando.
L’unica reale ragione che ha portato all’indizione del sondaggio regionale sull’autonomia è il tentativo maldestro di esorcizzare l’indipendenza del Veneto, che tornerà invece di attualità nell’agenda nel momento in cui la BCE smorzerà la politica di Quantitative Easing e ritorneranno a salire i tassi di interesse e con essi crescerà enormemente la spesa in interessi sul debito pubblico italiano. Interessi sul debito pubblico crescenti e Fiscal Compact, uniti a una probabile deriva politica “venezuelana” che seguirà la probabile vittoria di Grillo e Salvini nelle prossime elezioni costituiranno una miscela esplosiva che non lasceranno al Veneto nessuno scampo se non la fuga da un sistema istituzionale simile a un carcere turco.
La conseguenza peggiore del sondaggio del 22 ottobre prossimo è proprio che perderemo tempo prezioso per inseguire le farfalle propagandistiche di Luca Zaia, lasciando al Veneto un margine di manovra sempre più stretto per ottenere la propria indipendenza e per affrontare la prossima terribile ondata di crisi sistemica che ben presto travolgerà lo stato italiano.
Gianluca Busato
Plebiscito.eu / Veneto Sì
Carissimi VENETI,
sono anch’io un VENETO che ha, in passato, contribuito all’indipendenza del VENETO, mi sono accorto però che state facendo il gioco dei politici romani, vi fate la guerra tra VENETI, non riuscite a fare un’unione per cacciare questi politici sanguisughe e loro si divertono a vedere questa disgregazione perchè questo è il loro obbiettivo. NON FATE COME LORO, non fate i politici e basta, aiutate il POPOLO VENETO!!!!!!!!!!!!!!
Giuseppe Cavallin
concordo Giuseppe, qui tutti a fare a chi è più puro, e intanto….