Mentre aumentano le probabilità di attacco finanziario all’Italia, prepariamoci al Piano B: l’indipendenza del Veneto
La fase politica che si è aperta dall’insediamento del governo giallo-verde non promette nulla di buono per noi veneti. Al di là delle belle parole e delle vacue promesse di una vuota autonomia (saremmo ben lieti di essere smentiti), resta per noi il fardello della rapina fiscale da parte dello stato italiano verso il Veneto. Con andamenti altalenanti nel tempo, esso si aggira attorno ai 15-20 miliardi di euro che vengono sottratti al territorio sui circa 70 miliardi di euro di tasse che i veneti pagano annualmente.
Storicamente da un punto di vista elettorale è sempre stata la lega (ex nord) ad intercettare i voti in questa regione, così come in Lombardia, fiscalmente ancora più vessata del Veneto. Oggi d’altro canto la narrativa leghista è cambiata, con il mantra nazionalista e xenofobo salviniano che domina le prime pagine quotidianamente. Tale litania sarà destinata ad aumentare, così come la questione veneta rischierà di essere sempre più relegata all’amarcord, pur essendo più viva che mai nella sostanza.
Anzi, la retorica anti-europea della maggioranza governativa lega-stellata mal si coniuga con le esigenze vere del tessuto socio-economico veneto che al contrario è naturalmente inserito proprio in Europa e legato più a logiche di libero commercio che non ad autolesionistiche pratiche protezionistiche. Anche le sparute e sempre più flebili voci venetiste sono sempre più al traino o ruote di scorta della lega di governo, con cui anche condividono sempre più spesso alleanze elettorali e posti in giunta nelle amministrazioni locali.
Come risolvere quindi il dilemma in cui si trova oggi il Veneto, rappresentato politicamente da chi ne svende gli interessi sull’altare della convenienza politica romana?
L’unica via resta quella della coraggiosa opposizione al populismo beota imbevuto di ignoranza che tradisce la proverbiale apertura culturale e mercantile della Serenissima Repubblica di Venezia.
Anzi, a ben vedere questi ragazzotti spesso senza arte né parte (Salvini e Di Maio ne sono l’emblema, mai laureati, eterni bamboccioni che non hanno mai o quasi mai lavorato nella loro vita, a parte fare i parassiti mantenuti dalla politica) fanno nel contempo anche un grande favore a noi veneti, in quanto continuano a brandire ossessivamente il tricolore, simbolo sempre più evidente del fallimento e delle battaglie di retroguardia che relegano il belpaese in cima ad ogni classifica di sottosviluppo nel mondo occidentale.
Il coraggio civico di distinguersi dalla massa di pecore che supportano le follie demenziali salviniane e dimaiane oggi costituisce il più prezioso investimento nella strada della distintività politica che anticipa la possibilità domani di far emergere le contraddizioni della marmaglia di governo e soprattutto la loro inadeguatezza a dare risposte concrete alla questione veneta.
Tale azione civica non deve temere di affrontare anche l’impopolarità, facendosi invece interprete instancabile della Causa Veneta e basando la propria attività sul rispetto e la difesa dei valori fondamentali che ci siamo dati sin da quando abbiamo individuato per primi la via concreta per l’ottenimento dell’indipendenza del Veneto, portando nella sorpresa generale i cittadini veneti ad esprimere il loro consenso plebiscitario alla Repubblica Veneta indipendente nel marzo 2014 grazie al nostro referedum digitale che seppe portare la questione alla ribalta internazionale. Tali valori comprendono proprio l’autodeterminazione dei popoli, quale estensione della libertà di espressione, il rifiuto di ogni discriminazione, la tolleranza, l’azione non-violenta e il pieno sostegno all’integrazione pacifica internazionale a sostegno del libero movimento di capitali e persone, a cominciare proprio dall’Unione Europea, per estendersi al libero commercio internazionale.
Nel frattempo, mentre il vento pare spirare dalla parte opposta, ovvero il nazionalismo becero e ignorante, costruiamo gli strumenti che ci permetteranno di conquistare nel modo più agevole e tranquillo possibile la nostra libertà. A cominciare dalle strutture economiche e tecnologiche, in primis la Repubblica Veneta Digitale.
Anche perché la tenuta della improbabile compagine governativa filo-nazionalista potrebbe essere messa a dura prova a breve da una possibile tempesta finanziaria che potrebbe abbattersi sull’Italia sempre più sfiancata da un debito pubblico reso sempre più insostenibile dalla proclamata volontà di riprendere le infauste abitudini tricolori di aumento della spesa pubblica alzando il deficit.
A quel punto è meglio farsi trovare preparati per il piano B: l’indipendenza del Veneto.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu