Per avere una voce in Europa, devi essere uno stato membro. Per essere uno stato membro, devi essere indipendente. E gli interessi dell’Italia non coincidono affatto con quelli del Veneto.
Oggi si tiene un vertice a Bruxelles sulla questione rifugiati-migranti, in cui l’Italia farà finta di fare la “voce grossa”, ma nel quale entra per definizione già tragicamente isolata. In questo scenario per noi veneti si impongono alcune domande di base, perché se è noto a tutti noi che lo stato italiano ci depreda economicamente sottraendoci circa 20 miliardi ogni anno di furto fiscale, è meno noto invece il furto che l’Italia conduce nei nostri confronti in quanto a sovranità, tema tanto caro al nuovo esecutivo giallo-verde.
La prima questione è: l’interesse del Veneto coincide con quello italiano? La risposta ovviamente è no. Anche e soprattutto per quanto riguarda proprio il tema immigrazione, in quanto le coste venete non sono certo prese d’assalto dai rifugiati e l’unica ricollocazione è quello che lo stato fa per arrivi che provengono da altre regioni.
Una seconda questione è: ma la voce del Veneto è rappresentata bene in Europa dallo stato italiano?
La risposta è no. Per avere una voce in Europa, devi infatti essere uno stato membro. Per essere uno stato membro, devi essere indipendente.
Nell’attuale situazione centralista italiana, ma anche con un’autonomia la più ampia pensabile, l’Europa guarderà alla Venetia solo come a una regione dell’Italia. Gli assessori regionali veneti non possono partecipare agli incontri del Consiglio dei ministri dell’Unione Europea, o, nella migliore delle ipotesi autonomistiche, potranno farlo per gentile invito dei ministri italiani e in ogni caso dovranno concordare la loro posizione politica con Roma prima di poter dire qualsiasi cosa. Essi non possono e non potranno parlare mai per l’esclusivo interesse dei veneti.
Con l’indipendenza, i ministri veneti saranno liberi di rappresentare per diritto le priorità e i bisogni della Venetia. Il trattato di Nizza del 2001 assegnerebbe alla Venetia indipendente da un minimo di sette voti (nel caso di indipendenza della sola Regione Veneto e come Irlanda, Finlandia e Danimarca) ad un massimo di dieci voti (nel caso di indipendenza dell’intero territorio storico della Venetia, come Austria e Svezia). Al momento la Venetia non ha alcun voto. Avremo inoltre almeno il doppio dei parlamentari europei rispetto ad ora che potranno difendere gli interessi veneti nel parlamento europeo e potremo inoltre nominare un Commissario Europeo.
Migliaia di posti di lavoro in Venetia dipendono dal mercato europeo. Grazie alla difesa degli interessi veneti, un governo indipendente potrebbe dare priorità ad aree che ora vengono totalmente trascurate dai rappresentanti italiani, ad esempio l’allevamento e l’agricoltura.
Più di dieci nuovi paesi hanno raggiunto l’UE negli ultimi 15 anni, compresi Cipro, Estonia, Lituania, Malta, Lettonia e Slovenia. Tutti questi paesi sono più piccoli della Venetia, eppure ciascuno di essi ora ha un seggio al tavolo decisionale europeo. È giunto il momento anche per la Venetia di averlo.
Questi paesi riconoscono quanto sia vitale essere rappresentati nell’Unione Europea come stati membri pienamenti indipendenti.
Kristiina Ojuland, ministro degli esteri estone, ha affermato: “i piccoli stati già detengono una prospettiva più internazionale, semplicemente perché non possiamo ignorare l’esistenza degli stati più grandi. Ma continueremo a cogliere ogni opportunità per influenzare gli eventi, perché se non lo facciamo saranno loro ad influenzarci e avremo le cose già confezionate nostro malgrado, invece di fare la nostra parte nel disegnare gli eventi e prepararci per essi”.
Fino all’indipendenza, la Venetia continuerà ad essere influenzata dalle decisioni per la cui determinazione non avrà potuto giocare alcun ruolo.
In estrema sintesi e per rispondere alla questione iniziale, l‘Italia al Veneto non ruba solo i soldi, ma anche la sovranità.