I coriandoli elettorali del Gattopardo e la Repubblica del Leone
Le elezioni europee rappresentano spesso uno specchio distorto, come quelli che nelle fiere di paese ti mostrano più snello, oppure più grasso. Chi si ricorda infatti quanto durarono gli strepitosi successi di Emma Bonino (8,5% nel 1999) e il sorpasso del PCI (33,33% nel 1984) dopo la morte di Berlinguer (sempre lui che ritorna)?
Il quadro odierno è molto simile e la vittoria strepitosa del PD soprattutto in Veneto fa presagire che l’effetto Renzi sarà molto simile agli esempi citati in quanto a possibilità di essere ripetuto. Ciò che appare invece chiaro è la fine dei partiti di centro-destra, la ripresa di Tosi e il dilemma di Zaia in previsione delle prossime elezioni regionali.
Sempreché si celebrino, le elezioni regionali. Già, perché in un quadro come quello attuale non può essere ignorata la situazione finanziaria reale che vede l’80% delle aziende non aver versato le tasse alla scadenza del 16 maggio scorso.
Se 4 aziende su 5 non subiscono più il furto fiscale, dove trova i soldi lo stato italiano per onorare gli impegni già presi? Né è d’altro canto ipotizzabile che Renzi abbia né la voglia né la capacità di sostituirsi alla Troika lasciando a casa 1-2 milioni di dipendenti pubblici.
Oggi Edward Luttwak prova a dare la sua previsione senza tanti giri di parole. Egli profetizza che l’Italia uscirà dall’euro in quanto è impossibile per Renzi rispettare i patti europei trovando 40 miliardi di euro ogni anno, applicando 10 Imu ogni 12 mesi: e come dargli torto se poi pensiamo che bisogna anche coprire i nuovi buchi da minore entrate fiscali nel vestito lercio e rattoppato di uno stato insaziabile che spende e spande?
Questo non lo possiamo sapere, ciò che invece è evidente è che la classe imprenditoriale veneta più sensibile alle sirene confidustriali ha scommesso su di lui abbandonando il tradizionale voto forzaleghista.
Cosa ne è stato invece della volontà indipendentista emersa a grande maggioranza nel referendum per l’indipendenza del Veneto del 16-21 marzo scorsi? Beh, la conferma di un dato: i favorevoli all’indipendenza albergano ovunque, da destra a sinistra e, probabilmente, molti nell’astensionismo.
Il dibattito indipendentista, protagonista a marzo ed aprile, è stato in realtà superato mediaticamente dal menù elettorale fornito dagli organi di informazioni di regime italiani, tutto imperniato sul confronto Renzi-Grillo.
Ora, quando si abbasserà il polverone mediatico della campagna elettorale, torneranno ad affrontarsi il mostro gattopardesco italiano e la Repubblica del Leone.
Teniamoci pronti, o meglio, continuiamo nel silenzio e senza eccessivi clamori, com’è nostra abitudine, a lavorare, preparandoci in grande fretta rendere pieno l’esercizio di indipendenza della Repubblica Veneta.
Il mondo lo abbiamo già stupito, ed era solo l’antipasto.
Gianluca Busato
Intelligente analisi, chissà se i sinistri la possono comprendere, la mania di controllo li rende cechi e le nostre azioni le comprenderanno forse a fatti compiuti.
Un saluto a tutti.
Renzo
Io non mi metterei nella posizione: “io ho perso e tu hai vinto”, riguarda l’Italia. Piuttosto direi: “che cosa possiamo fare insieme per creare il nuovo stato Veneto”? Nella ns. bella terra c’è bisogno delle idee di tutti, di qualunque bandiera politica, è stato detto fin dall’inizio. Un corpo per essere stabile e costruttivo ha bisogno di tutte le sue parti destre e di tutte le sue parti sinistre. Su! Su! Confrontiamoci tutti, tutti possiamo contribuire, se non altro a porre quesiti costruttivi! Sicuramente ci sono tantissimi veneti che che lo vogliono. Dobbiamo cercare il dialogo con tutti! Solo così ce la faremo, e sicuramente saremo un modello innovativo e unico.
Grazie Amico per avermi ricordato il giusto punto di vista.
Concordo pienamente con quanto hai scritto e Ti ringrazio.
Renzo