Si apre la sfida tra Renzi e l’indipendentismo veneto. La scelta è tra il saccheggio del nostro tessuto produttivo e l’inserimento tra le nazioni prospere d’Europa
Qualche giorno fa Libero ha pubblicato un breve trafiletto a firma Matteo Mion, nel quale l’autore si dimostrava stupito e anche deluso dal risultato ottenuto da sul omonimo che risiede a Palazzo Chigi. La sua delusione trovava spiegazione nella conclusione del suo breve pensiero, ovvero che l’unica alternativa al pensiero premasticato e illusorio di Renzi è l’indipendentismo veneto, il che costituiva anche la base delle sue aspettative tradite.
Capito ciò, risulta chiaro perché la prima vera azione politica del premier italiano dopo il passaggio europeo consiste nella partecipazionea alle assemblee generali territoriali dei soci di Confindustria delle province di Vicenza, Verona e Treviso, saltando invece l’assemblea generale più importante dell’organizzazione imprenditoriale, quella tenutasi ieri a Milano.
Il problema vero per Renzi e per il governo italiano siamo proprio noi veneti. Da qui egli è partito appena insediato (qualcuno si ricorda i fischi di Treviso nella sua prima uscita ufficiale dopo l’insediamento?) e qui era ritornato, a Verona, in occasione del Vinitaly, subito dopo lo straordinario successo del Plebiscito Digitale.
E in Veneto ritorna nuovamente oggi. Né può essere diversamente, perché è proprio il Veneto il primo azionista inconsapevole dello stato italiano e l’unico che ne può dettare la vita o la morte (finanziaria). Certo, il nostro territorio non è quello che in assoluto viene rapinato di più, la Lombardia ci supera sia in termini assoluti sia in termini relativi. Qui però vi sono finalmente le condizioni politiche per porre fine a tale furto. E gli unici che possono farlo siamo noi.
Per questa ragione abbiamo deciso di giocare a tutto campo.
Sono già attive sia la fase istituzionale, con la Repubblica Veneta che sta esercitando la propria indipendenza grazie all’azione della Delegazione dei Dieci sia la fase organizzativa, in cui il ruolo da protagonista viene giocato da Plebiscito.eu, che ogni sera è presente in tutto il territorio con incontri pubblici di presentazione delle proprie attività.
Ora, dopo il primo positivo test elettorale del 25 maggio scorso, parte invece con la dovuta organizzazione la fase politica, che vedrà la propria concretizzazione con il Congresso Fondativo di “Veneto Sì”, il movimento che opera a fianco di Plebiscito.eu a tutto campo anche in sede elettorale. L’appuntamento per il Congresso di fondazione di “Veneto Sì” è a Padova per la prossima domenica 29 giugno, alle ore 9.00 del mattino, presso il Centro Congressi Albino Luciani in via Forcellini 170/A. Tenetevi liberi fin da subito.
“Veneto Sì” è una forza liberal-popolare che opererà, in concorrenza con le altre che nasceranno, nell’ambito della Repubblica Veneta, ma che già oggi inizierà le proprie attività nella fase di transizione prima della fattiva indipendenza. Non possiamo infatti aver fiducia in chi fino ad oggi ha puntualmente tradito le proprie promesse elettorali, portandoci nella disastrosa situazione odierna.
Non vi sono alternative a chi per primo, in modo inedito, innovativo, inaspettato quanto pianificato con precisione ha saputo porre all’attenzione del mondo la questione veneta. Il resto è noia.
Gianluca Busato
a me sembra comunque che Veneto Sì non debba assolutamente confondersi con nessun’altra sigla di partito o di sindacato finora esistenti, ma laddove questi si riuniscono per trattare con chichessia debba essere presente in rappresentanza della Delegazione dei Dieci della Repubblica Veneta, in forza di un mandato conferitogli fino al prossimo consolidato insediamento del governo della Repubblica Veneta..
sono perfettamente d’accordo con Caterina 🙂
avete visto i risultati dell’europee in veneto? basta dare un’elemosina e nelle urne tutto cambia!!!!!! forse si dovra’ aspettare che cambi una generazione!!!! i giovani saranno il futuro del veneto stato!!!!!saluti w san marco!!!!!! franz.
Francesco, non ci possiamo ne dobbiamo permettere che cambi una generazione, anche perchè nel regime italiota non vi è alcuna garanzia che i giovani che voteranno un domani riusciranno a non farsi intortare dal politicante magnaschei e scaldacareghe di turno. Il cambiamento va effettuato ORA e la forza per attuarlo non ci manca. Sappiamo che una parte dell’elettorato si comporta come una banderuola al vento; girano dalla parte che gli conviene di più al momento. A questi veneti opportunisti (ma poco accorti) disponibili a farsi comprare dal migliore offerente dobbiamo spiegare bene che con la Repubblica Veneta otterranno molti più benefici che quei miseri 80 euro per i quali hanno svenduto il loro voto correndo dietro al pifferaio magico fiorentino. Se proprio si vogliono vendere, che almeno lo facciano al migliore offerente! Capre ke manco sapete farvi i conti in tasca!! Moltiplichiamo dunque i nostri sforzi poichè solo con delle istituzioni venete che sappiano trasmettere Sani Valori Veneti potremo aprire gli occhi a quei veneti, giovani e meno giovani, che ancora dormono il profondo sonno della non-consapevolezza.
La necessità di formare finalmente un partito e assolutamente prioritaria, il popolo veneto deve avere la consapevolezza di dare la propria adesione non ad un partito dei soliti che vanno bene per formare un governo all’interno dello stato italiano, ma al neo movimento che si chiamerà veneto SI. La denominazione di veneto SI non lascia nessun dubbio per fare capire alla persona che si accingerà al voto il significato della sua scelta, e la sostanziale volontà di aderire alla formazione di un governo che sia l’espressione del popolo veneto per potere realizzare finalmente attraverso una volontà politica supportata da una scelta popolare una nazione libera indipendente non più soggetta alle vessazioni di uno stato colonizzatore che soggioga le genti venete derubandole dei proventi del loro onesto lavoro.
Ne ho parlato con Mion a margine del suo articolo e gli ho esternato la mia gran confusione mentale tra quello che è avvenuto in Piazza dei Signori a TV e quanto hanno votato i Veneti, dopo neanche due mesi. Purtroppo e sono d’accordo con lui, bisogna imparare dai rossi che votare è un obbligo non solo un diritto. Loro questo lo sanno far bene, quando ancora c’era il PCI e la DC dall’altra parte della barricata
La strada appena iniziata è l’unica possibile. Si è passati dall’unità d’italia (tralasciando tutti i vari commenti che si potrebbero fare…), dove si sono piantati paletti di confine nella terra e nelle teste delle persone, all’apertura a una società multietnica. Ora siamo in questa fase: ci siamo aperti, e poiché la direzione è per forza questa…. dall’apertura si passa inevitabilmente alla disgregazione. Noi ora vogliamo questo, è un ns. diritto poter scegliere. Magari tra 200 anni chi ci sarà rivorrà l’Italia, va bene, sarà un loro diritto. Ognuno deve essere libero di decidere del proprio momento storico senza vincolare le generazioni future.