SE IL NEMICO TI CREA OSTACOLI, CAMBIA CAMPO DI GIOCO E DETTA TU LE REGOLE

La battaglia per l’indipendenza del Veneto non passa per battaglie di retroguardia, bensì per la capacità di innovare e attuare il progetto strategico per il futuro dei veneti

Schermata 2016-03-15 alle 19.20.06Qualche giorno fa è stata presentata una nuova iniziativa di alcuni gruppi indipendentisti tesa a far approvare una nuova legge regionale che porti i veneti a votare sul seguente quesito: “Sei favorevole alla convocazione di un referendum sull’autodeterminazione del popolo veneto?”.

In linea generale è sempre da ammirare lo sforzo di chiunque mirato all’indipendenza, d’altro canto è altrettanto doveroso analizzare l’obiettivo che si propone ogni iniziativa e la correttezza concettuale delle modalità adottate.

Secondo i proponenti, lo scopo principale della proposta di legge è di tutelare il diritto di espressione del Popolo Veneto. In linea di principio ciò potrebbe apparire cosa buona e giusta. Resta un però. Tale strategia non tiene conto del fatto che la Corte Costituzionale italiana ha già deciso che il Popolo Veneto non ha libertà di espressione sulla propria indipendenza. La sentenza 118 del 2015 è chiara e lampante su tale questione.

Non capiamo pertanto quale possa essere il vantaggio di una eventuale legge regionale su un quesito di portata minore. Le ipotesi più ottimistiche sono due.

1. Se fosse eccepita nuovamente l’incostituzionalità del quesito da parte della Consulta, cosa si farebbe, si proporrebbe un quesito ancora meno ambizioso, oppure si spererebbe che in tal caso si smuovesse qualcuno perché il torto sarebbe ancora maggiore di quello già subito con la sentenza citata?

2. Se non fosse eccepita l’incostituzionalità (aspetto che ci pare francamente improbabile), si tenesse il referendum e auspicabilmente si vincesse, si tornerebbe da capo dal via a proporre un nuovo referendum per l’indipendenza che sarebbe inevitabilmente bocciato dalla Consulta?

Entrambe le ipotesi non ci portano vantaggi. Quindi, perché insistere? Tanto per fare qualcosa? Per farsi vedere? Per unire debolezze allo scopo di creare una forza ancora più debole?

Scusate la franchezza, ma tale progetto ci pare una enorme perdita di tempo e la scelta di una strada sbagliata e senza uscita.

dichiarazioneDue anni fa esatti partì il Plebiscito Digitale di Plebiscito.eu che richiamò in Veneto gli organi di informazione di tutto il mondo, dando la massima visibilità mediatica mai raggiunta dalla questione dell’indipendenza del Veneto. il quesito era chiaro: “Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica Federale indipendente e sovrana?”. I sì vinsero con un consenso plebiscitario che raggiunse l’89,10% su oltre 2,36 milioni di veneti votanti.

schedaQualche intellettuale eccepisce che tale iniziativa fu di tipo privatistico e non di respiro pubblico istituzionale. Essi dimenticano però che anche nel caso del Kosovo non ci fu alcun referendum ottriato sull’indipendenza. Ci fu invece una dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte del parlamento autoeletto del Kosovo. E tale atto fu dichiarato non in violazione del diritto internazionale da parte della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja il 22 luglio 2010, in quanto i dichiaranti non avrebbero agito nella loro qualità di organo/i previsti dal quadro costituzionale, ma avrebbero operato come autorità costituenti un nuovo Stato, per l’appunto al di fuori di tale quadro costituzionale che un tale potere non prevedeva: “the authors of the declaration of independence of 17 February 2008 did not act as one of the Provisional Institutions of Self-Government within the Constitutional Framework, but rather as persons who acted together in their capacity as representatives of the people of Kosovo outside the framework of interim administration” (par. 109).

Anche nel caso del Kosovo ci fu un atto che i serbi consideravano di tipo privatistico e non riconobbero. Ciò non impedì ai Kosovari di vincere la propria battaglia di diritto internazionale, con il pronunciamento della Corte Mondiale.

Noi riteniamo che anche i veneti siano disposti ad abbracciare progetti di respiro alto e non di sicuro mezzi passi indietro paurosi che non possono matematicamente portare alcun vantaggio e che dimostrano solo un ingiustificato timore oppure una incapacità di reale azione di fronte alle scudisciate giuridiche dei dioscuri dell’ordine costituzionale italiano, che a loro dire dovrebbe essere immutabile.

blockchain-ledgerNel momento in cui i nostri schiavisti si inventano ostacoli burocratici, la nostra abilità sta nello spostare la partita su un altro campo dove le regole le possiamo dettare noi. Per questa ragione abbiamo dato il via alla piattaforma di cittadinanza digitale della Repubblica Veneta, il Cripto-Stato che grazie alle tecnologie informatiche di ultima generazione permetterà ai veneti di avere un cyberterritorio in cui esercitare la propria piena e indiscussa indipendenza.

Le battaglie di retroguardia le lasciamo ad altri, noi ci impegniamo nel guidare il fronte più avanzato impegnato a concretizzare un progetto strategico che mira a dare un futuro di prosperità ai veneti, trasformando il momento di più grande minaccia al loro benessere, nell’opportunità da cogliere per trasformare la nostra Terra in una nuova Singapore d’Europa, hub globale di collegamento tra Eurasia e Occidente Atlantico.

Gianluca Busato
Segretario – Veneto Sì

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