PERCHE’ L’UNIONE EUROPEA E LE ALTRE GRANDI POTENZE ECONOMICHE DOVREBBERO SUPPORTARE IL PROCESSO DI INDIPENDENZA DEL VENETO

a-zanettiUna delle regioni più produttive dell’Italia è attualmente soffocata da una delle più alte pressioni fiscali del mondo. La triste congiuntura di una burocrazia ormai di dimensioni mastodontiche che affliggono non solo la libertà d’impresa, ma anche l’efficienza del l’output economico di una economia di mercato che sopravvive grazie solo all’economia sommersa, unita ad un sistema di giustizia che ha irrimediabilmente fallito, perdendo una delle sfide più importanti sotto il profilo dell’occidentalizzazione democratica dello stato di diritto, sta creando un’ambiente sterile su cui basare investimenti che non potranno mai essere produttivi, e proprio per questo clima di incertezza da parte di investitori (in particolar modo esteri) e di rassegnazione da parte di imprenditori e risparmiatori nazionali, l’Italia rischia di trascinarsi nel baratro tutto il sistema europeo.

Il Veneto ha una ricchezza dovuta in parte dal suo patrimonio artistico, culturale e naturale, frutto di un connubio perfetto tra la millenaria storia di una delle repubbliche più libere di sempre, e una geografia (anche economica) che ha permesso uno sviluppo immenso del settore turistico, manifatturiero, commerciale, grazie anche alla propensione della popolazione al lavoro e al risparmio.

Questa ricchezza rimane purtroppo imbrigliata da una tassazione che in alcuni casi raggiunge anche l’80% dei profitti, che non solo produce una perdita netta nella dimensione del mercato, e che non si trasforma in investimenti pubblici a sostegno del PIL, ma viene dissipata da un’amministrazione pubblica inefficiente e talvolta corrotta. Il sistema di norme, contraddittorie e difficilmente applicabili, crea un forte impedimento agli investimenti esteri che non trovano garanzie sufficienti per un calcolo attendibile di costi e benefici.

Con il progetto della Repubblica Veneta, federale e indipendente, si può radicalmente invertire questa tendenza. I due pilastri fondamentali della ridotta tassazione e la creazione di un sistema di norme chiare ed attuabili, sosterranno i forti interessi esteri ad investimenti produttivi in Veneto.

La riduzione del Cuneo fiscale libererà notevoli risorse economiche che agevoleranno le nostre economie di scala, ingenerando una crescita delle quantità di beni e servizi scambiati sul mercato. L’aumento liberalizzato di questa economia produrrà un aumento della domanda di investimenti finanziari e monetari, il conseguente abbassamento della disoccupazione creerà maggiore richiesta di credito per sostenere l’attività d’impresa che in questo territorio è radicata a livello culturale. L’abbassamento del costo del lavoro, e la semplificazione normativa del suo mercato, consentiranno a investitori esteri di impiantare attività economiche e filiali sul territorio. La strategica posizione, non solo geografica ma anche di continuità territoriale, culturale e linguistica con il resto della penisola, sarà un elemento di facilitazione per ulteriori investimenti nel resto d’Italia, gestiti sul territorio veneto, al riparo da una burocrazia inefficiente, dalla corruzione e dall’incertezza del diritto.

Il deciso colpo di spugna della burocrazia fuori controllo e di un sistema di leggi spesso incomprensibili, sostituito da un ambiente legislativo snello, efficace, e volto alla tutela della proprietà privata e del liberalismo economico, non potrà avere altro effetto che creare un bacino di grandi opportunità di investimenti redditizi esteri in terra veneta, sia nel settore commerciale che in quello industriale.

Non da meno, il proposito della nuova classe dirigente è chiaramente quello di eliminare la piaga della corruzione che ha contaminato ogni comparto dello Stato italiano. Gli investimenti pubblici saranno volti non solo ai punti cardine del welfare (già toccanti punte d’eccellenza) ma anche nel sistema di trasporti, sia fluviali e ferroviari, che aerei, che permetteranno un’ancor più facile accesso alle ricchezze di un territorio che si ripromette di tornare ad essere la rinata porta d’oriente dell’Europa, in una nuova e prospera via della seta.

Le nazioni europee, come anche le grandi economie estere, dagli Stati Uniti alla Cina e alla Russia, avrebbero quindi un interesse strategico nel supportare il rilancio del Veneto come repubblica indipendente, non solo per simpatie più o meno innate ai processi di autodeterminazione democratica, ma per un razionalismo economico che vede in questa terra l’opportunità di un nuovo mercato in crescita in cui investire ricavandone ampi profitti, facendosi trascinare da una ripresa economica troppo agognata per non essere colta.

Andrea Zanetti
Veneto Sì

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