Intervista a Gianluca Busato sulle implicazioni del riconoscimento del referendum di indipendenza del Veneto nella campagna elettorale regionale
[Treviso, 27 marzo 2015] – Domani a Venezia si terrà la cerimonia con la firma e la consegna da parte del Comitato degli Osservatori Internazionali a Plebiscito.eu del Final Report della certificazione politica della votazione sul referendum di indipendenza del Veneto che si è tenuto dal 16 al 21 marzo 2014.
L’atto darà il via alla formalizzazione di relazioni internazionali con le istituzioni governative e intergovernative volte al riconoscimento dei risultati del referendum e alla conseguente dichiarazione di indipendenza della Repubblica Veneta.
L’evento avrà d’altro canto anche ripercussioni di politica interna, alla luce delle imminenti elezioni regionali. Lo abbiamo chiesto a Gianluca Busato, che oltre ad essere il presidente di Plebiscito.eu è anche candidato presidente del Veneto per Veneto Sì.
Busato, cosa cambia da domani nella campagna per le elezioni regionali?
Innanzi tutto cambia il quadro, essendoci una investitura di carattere internazionale che completa ancor più il nostro disegno per l’indipendenza del Veneto. Se il consenso popolare sarà confermato anche nelle elezioni regionali potrà esserci un altro tassello che andrà a completare il quadro rafforzando la richiesta di riconoscimento di indipendenza della Repubblica Veneta e velocizzandone l’esito positivo.
Come si pone di fronte agli altri candidati?
Ognuno di essi porta avanti un copione già scritto da altri in altri luoghi dove si decidono le sorti del Veneto quale regione sottoposta ad oppressione fiscale, economica, sociale, culturale e filosofica. Sono pertanto dei comprimari di partito che cercano spazio all’interno delle loro organizzazioni di potere che hanno un centro di interessi lontano dal Veneto e spesso in conflitto con la nostra Terra. È emblematico, ad esempio, che nel periodo di governo regionale di Luca Zaia lo stato italiano abbia sottratto ai veneti circa 100 miliardi di euro di tasse mai tornate nel territorio sui 350 pagati in totale e che lui e la sua principale rivale televisiva Alessandra Moretti su questo punto siano concordi nell’accettarlo come condizione incontrovertibile di appartenenza allo stato italiano.
Come si differenzia da loro sul piano internazionale?
Mi ha impressionato constatare inoltre che essi siano totalmente ignari del potenziale internazionale di cui godono Venezia e il Veneto, alla luce di un’epoca che si sta aprendo di grandi cambiamenti geopolitici. Mi impressiona in generale in tutti l’assenza di un minimo piano strategico di cosa possa fare il Veneto tra 10-20-30 anni. Nessun candidato è minimamente consapevole di quali siano le trasformazioni geopolitiche e tecnologiche globali in atto e come sia impensabile affrontarle senza una capacità di visione di insieme. Sono dei semplici esecutori e gerarchi di partito senza alcuna capacità decisionale propria su aspetti cruciali del presente e del futuro del Veneto.
Quale potrà essere il ruolo internazionale del Veneto nel futuro?
Si aprono nuove ed inedite prospettive per il Veneto alla luce dei grandi investimenti internazionali nella realizzazione pianificata entro il 2025 delle nuove vie della seta, che vedranno Venezia e il Veneto divenire snodo strategico e baricentrico dei commerci internazionali. Saremo la nuova Singapore d’Europa, cui guardiamo anche per l’esempio straordinario che sa dare al mondo nella pubblica amministrazione. Saremo inoltre rafforzati da una tradizione democratica, che sarà rafforzata da un modello di democrazia diretta, come avviene in Svizzera, dove i cittadini possono decidere ogni cosa tramite referendum popolari, comprese le tasse.
Per quanto riguarda l’economia, quali sono secondo lei i nodi cruciali che devono affrontare le imprese venete?
Uno su tutti. Il problema dello scarso accesso al credito delle imprese venete e della loro sottocapitalizzazione. Cosa propongono Zaia e Moretti? Sempre e solo accesso a fondi pubblici, spesso senza la minima capacità progettuale e, soprattutto, al sistema del credito bancocentrico, affetto da nanismo, sofferenze bancarie e intossicato di titoli pubblici italiani. Chiediamo a qualsiasi imprenditore quanto sia facile ottenere accesso al credito presso le banche e prepariamoci a una sonora risata come risposta.
Bisogna evolvere l’attuale sistema di capitali, attraverso la creazione e la catalizzazione dei fondi di venture capital e di private equity. Basti pensare a come una Apple in poco tempo sia potuta diventare la più grande azienda del mondo partendo dalle idee brillanti di alcuni ragazzi in un garage. Avrebbe mai potuto reperire il capitale di rischio necessario con un sistema bancocentrico come quello veneto e italiano? No, così come non possono farlo le migliaia di microimprese geniali venete che oggi non hanno a disposizione interlocutori con strumenti economico-finanziari globali idonei allo scopo. Noi stiamo conducendo nel territorio un’opera di informazione e di predisposizione della società civile veneta affinchè faccia questo salto di qualità necessario per competere nel mondo globale. Siamo gli unici ad aver compreso l’importanza cruciale di questa evoluzione del tessuto socio-economico veneto. La dotazione di questi strumenti economico-finanziari globali permetterà un aumento del finanziamento alle imprese che stimiamo come minimo da un 900% a un 3.000% annualmente in più rispetto ad oggi.
Sempre in ambito economico, ai cittadini veneti cosa propone?
Il Veneto indipendente, semplicemente trattenendo ciò che oggi viene rubato al Veneto dallo stato italiano, 20 miliardi di euro ogni anno, e ciò che viene sprecato con l’uso dei soldi delle tasse pagate dai veneti, altri 10-20 miliardi di euro sempre ogni anno, un lavoratore che oggi prende 1200 euro al mese si vedrà aumentare lo stipendio di 500 euro netti in busta paga ogni mese, portando lo stipendio a 1700 euro netti. Idem per i datori di lavoro, al ribasso. Famiglie e imprese pagheranno al massimo un quarto delle tasse che pagano oggi all’Italia e in cambio vedranno un aumento tra il 10 e il 30% negli investimenti annuali in servizi ai cittadini, ovvero scuole, strade, sanità, assistenza socio-assistenziale e domiciliare. Il Veneto indipendente avrà le risorse oltrechè per pagare le pensioni ai veneti (oggi minacciate dall’Italia), anche per alzare le pensioni minime a 1.000 euro.
Alla luce dei risultati eclatanti nel referendum di indipendenza del Veneto e delle ultime elezioni on line del Parlamento Veneto le elezioni regionali sembrerebbero quasi una passeggiata per lei…
Così sarebbe se noi fossimo in una democrazia compiuta. L’Italia però è di fatto un regime partitocratico, con controllo degli organi di informazione e del sottobosco clientelare e corporativo che tiene legate molte persone a un sistema di potere odiato dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Praticamente ogni sera in televisione appaiono i candidati governatori del Veneto dei partiti italiani: tra poco leggeranno anche le previsioni del tempo, le informazioni sul traffico e le estrazioni del lotto. E di giorno i quotidiani sono occupati militarmente dalle loro vacue dichiarazioni, prive di alcuno spessore programmatico.
Inoltre, fattore ancor più critico, esiste una forte e giustificata avversione verso ogni tipo di elezione italiana, che ha creato un forte astensionismo, in particolare nelle fasce di popolazione più vicine al nostro progetto. La sfida sta nel comunicare loro che finalmente si è aperta una finestra per il cambiamento e che se sapremo cogliere al volo tale opportunità per noi si realizzerà la piena indipendenza del Veneto, che gode di grande consenso a livello internazionale.
Grazie per il tempo concesso e buona cerimonia per domani!
Grazie a lei, con l’augurio che la cerimonia sia una festa per tutti i veneti!
Ufficio stampa – Veneto Sì
Silvia Gandin